"Quello che noi osserviamo è solo una piccola parte di quella che è realmente la realtà, che è più complessa di quanto crediamo"

lunedì 1 febbraio 2016

La rivoluzione dei delinquenti - di un giovane Ucraino


“IL SEGUENTE ARTICOLO MI È STATO INVIATO DA UN GIOVANE UCRAINO CHE VUOLE RIMANERE NELL'ANONIMATO PER VARI MOTIVI” 





Vorrei trattare un tema di attualità che fin qui non è stato argomentato sufficientemente e raccontato in maniera non corretta dai media occidentali, e cioè – il colpo di stato in Ucraina del 2014. Cosa dicevano i media per quanto riguarda i conflitti in Ucraina? – “La Russia attacca l’Ucraina”, “Militari russi invadono il territorio ucraino”, “Ribelli filorussi – terroristi”. Ma partiamo dalla base del motivo per cui si è arrivati alla situazione di questo paese in questo momento. Vediamo quali sono stati i problemi alla base dell’organizzazione sociale e politica del paese a partire dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica.

A partire dal 1992, la disgregazione dell’Unione Sovietica, coloro che stavano al potere hanno approfittato del momento instabile per impossessarsi illegalmente delle imprese delle repubbliche uscenti dall’URSS guadagnando soldi senza preoccuparsi dei problemi del paese.  Per quanto riguarda l’Ucraina, era la repubblica più sviluppata in ambito industriale con centinaia di fabbriche di tutti i generi, produzione di carbone ed acciaio in quantità di export elevatissime, rete ferroviaria e autostradale molto sviluppata, porti moderni che davano l’apertura al mercato globale. Tutte queste ricchezze rimasero nelle mani di un piccolo gruppo di oligarchici che, nel corso dei successivi vent’anni, si sono preoccupati esclusivamente del proprio arricchimento e non della crescita del paese. La popolazione diventava sempre più povera e oggi le vite di tutti gli ucraini sono nelle mani di questi pochi ricchi che non si preoccupano per niente del popolo e anzi preferirebbero che la popolazione diminuisca per pagare meno stipendi, pensioni e investire meno nei programmi sociali. In che mani sta il paese oggi! L’élite ucraina vende e manda sempre più in rovina il paese. 

Ovviamente il popolo si è stancato di questo governo menefreghista. Nel frattempo un gruppo di oligarchici usarono la situazione di insoddisfazione e rabbia del popolo per togliere il governo che c’era in quel momento e per prendere il loro posto. Dunque è nato il “Maidan”, manifestazioni del popolo contro il governo organizzati dai suddetti. Durante il Maidan, nella capitale, a Kiev, i manifestanti vennero sparati da dei cecchini posizionati sui tetti degli edifici: è da sottolineare il fatto che questi cecchini sparavano sia ai civili, sia ai poliziotti che cercavano di mantenere l’ordine. Questo è servito a provocare il caos e lo scontro tra i manifestanti e le forze della polizia, che d'altronde erano armati solamente con degli scudi e dei manganelli con i quali non si potevano difendere efficacemente dai molotov lanciati dai manifestanti. Infatti durante questi scontri sono morti più di 10 poliziotti e ci furono oltre 30 vittime tra i civili a causa degli spari dei cecchini.

Negli ultimi anni la qualità di vita in Ucraina è peggiorata drasticamente; ovviamente le persone desideravano una qualità di vita pari a quella europea e ciò veniva continuamente proposto da altri politici che promettevano al popolo di cambiare il potere in uno che si rivolgesse all'UE, convincendo le persone che la vita sarebbe migliorata immediatamente. Ma la propaganda della “bella vita”, che da fuori sembra esserci nell’Unione Europea, ha convinto le persone di un utopia facendole diventare cieche. Intanto l’Europa dava degli input all’Ucraina ma solamente perché aveva bisogno di allargamento di rapporti economici e quindi voleva aprire solamente il mercato coll'Ucraina. Il popolo ucraino invece credeva che l’Europa avrebbe aperto i confini e avrebbe fatto entrare l’Ucraina nell’UE; cosa che l’Europa non ha alcuna intenzione di fare perché, dovendo già risolvere i propri problemi, non ha bisogno di altri 40 milioni di persone in cerca di lavoro e sussistenza. In tal modo il popolo è stato prima illuso da quei oligarchici e poi, quando li ha aiutato a togliere un potere che era rivolto alla Russia, è stato abbandonato ad un potere instabile e strafottente della popolazione. Un potere che ha rotto i rapporti con la Russia e sta portando l’economia del paese alla rovina, essendo stati i mercati della Russia e dell’Ucraina storicamente legati ed essendo il loro rapporto parte fondamentale dell’economia ucraina, insostituibile con l’economia europea perché la qualità dei prodotti ucraini non è compatibile con quella richiesta dall’UE. Inoltre il potere attuale è costretto a trovare appoggio politico e finanziario negli USA e alcuni paesi dell’UE, in quanto quest’ultimi li sostenevano e finanziavano continuamente nell’organizzazione della rivoluzione (USA hanno ufficializzato la cifra di 5 miliardi di dollari che hanno investito per “portare la democrazia in Ucraina”), ma che non possono risolvere i loro problemi, dovendo già risolvere i propri. Che gli USA e altri paesi abbiano sostenuto il potere attuale ucraino si può ben osservare nel fatto che ora ai vertici del governo ucraino ci sono diversi ministri e consiglieri stranieri: inglesi, statunitensi e di altre nazionalità europee. Gli esempi più importanti sono: il ministro delle Finanze – la statunitense Natalie Jaresko che prima ricopriva diversi incarichi economico – correlati presso il Dipartimento di Stato a Washington; il portafoglio all’Economia è del banchiere lituano Aivaras Abromavicius, ed anch’egli ha ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano; il ministro di Sanità è l’ex ministro georgiano, Alexander Kvitashvili, che è stato ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi ed è stato cacciato insieme al presidente georgiano, Mikheil Saak’shvili, che, guarda caso, è il nuovo sindaco di Odessa, una delle città più importanti di Ucraina, a cui poi ritorneremo. 

Dalla scelta dei candidati per l’esecutivo ucraino sono stati trovati 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’estero: Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Come vedete Ucraina è completamente nelle mani dei stranieri. Il presidente russo Vladimir Putin, durante la sua visita in Crimea, ha sottolineato:

“Russi e ucraini sono lo stesso popolo. Sono sicuro che, nonostante tutte le difficoltà del momento attuale, la situazione in Ucraina si raddrizzerà e che il paese si affrancherà dalla vergognosa prassi di sottoporre un enorme stato europeo al controllo esterno, con posti chiave al governo e nelle regioni in mano a cittadini stranieri. Inoltre la Russia è pronta a costruire il proprio futuro insieme ai cittadini ucraini”.

Giustamente le popolazioni delle regioni come la Crimea e il Donbass, unione delle regioni di Lugansk e Donetsk, che sono russofone e storicamente filorusse, e che hanno buonsenso, non volevano vivere in un paese governato da persone che sono saliti al potere illegalmente, e per questo motivo sono state giudicate dal governo ucraino separatiste e perfino terroriste. La Crimea è stata per oltre 300 anni parte dell’Impero Russo, fino a quando, nel 1954, il primo ministro dell’URSS, Nikita Chruščёv, decise che la Crimea dovesse territorialmente far parte dell’Ucraina. Tuttavia in Crimea non cambiò niente e le persone continuarono a vivere come se vivessero ancora in Russia. Ma dopo la dissoluzione dell’URSS, la Crimea si è trovata a far parte dell’Ucraina, sebbene nel 1995 fu creata la RAC (Repubblica Autonoma di Crimea), come parte dell’Ucraina, che permise sostanzialmente alla Crimea di rimanere russofona e russofila limitando i segni del cambiamento alla sostituzione delle insegne nelle strade. 

In conseguenza alla crisi ucraina, il 6 marzo 2014 il Consiglio supremo della RAC, non riconoscendo la legittimità del nuovo governo ucraino, ha votato all'unanimità la dichiarazione di indipendenza dall’Ucraina, a cui ha fatto seguito il giorno dopo un atto analogo da parte del Consiglio municipale di Sebastopoli, e l’11 marzo entrambi gli enti rappresentativi hanno approvato una mozione con cui hanno chiesto l’adesione alla Federazione Russa. Il referendum del 16 marzo 2014 ha confermato la volontà della popolazione della Crimea di lasciare l’Ucraina e chiedere l’annessione alla Russia con il 96,7% di voti favorevoli e con una partecipazione dell’85,3% degli aventi diritto al voto. Anche il Donbass, nel marzo del 2014, in seguito al referendum sull’autonomia, durante il quale circa l’80% degli aventi diritto al voto si recò alle urne e il 92% si espresse per l’indipendenza, si è staccata dall’Ucraina, autodichiarandosi una repubblica indipendente, chiamata Novorossia. Ma la regione di Donbass era stata fondamentale per l’economia ucraina da quando è stata fondata l’URSS: qui c’è la maggior parte dei giacimenti di carbone e molte delle fabbriche più importanti presenti sul territorio ucraino. Ovviamente il governo non approvò quest’autodichiarazione di indipendenza. Così cominciò il conflitto tra le Forze Militari Ucraine, guidate dal presidente Poroshenko, affiancati da gruppi mercenari da tutto il mondo, contro l’esercito formato da civili del Donbass e volontari arrivati da ex repubbliche sovietiche, ma anche da altri paesi inclusa l’Italia. Tuttavia non vi è nessuna prova della presenza dell’esercito regolare russo nel Donbass – cosa che è stata continuamente sollecitata dai media occidentali. Il presidente ucraino dichiarò la mobilizzazione del paese: richiamò tutti i giovani convincendoli di combattere per difendere la propria patria nel nome della cosiddetta “Guerra Antiterroristica”, e nello stesso tempo li mandò a uccidere altri civili ucraini; infatti i militari ucraini si sono spesso arresi e si sono lasciati prendere come ostaggi perché si rifiutavano di uccidere i propri connazionali, d’altronde i militari del Donbass li accudivano e li rimandavano a casa, dalle proprie famiglie, soprattutto i giovani.

Ci sono stati diversi accordi di pace, come l’Accordo di Minsk 1 e 2, che sono stati continuamente violati dall’esercito ucraino. Fino al 1 settembre, da quando sono stati momentaneamente interrotti i combattimenti rispettando finalmente l’Accordo di Minsk 2, la guerra consisteva in bombardamenti delle città del Donbass da parte dei militari ucraini che sono situati sul confine tra l’Ucraina e il Donbass. I bombardamenti alla cieca, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, hanno distrutto molte scuole, asili, più di sessanta chiese, piazze e edifici abitati di diverse città inclusi Donetsk, che ha oltre un milione di abitanti, e Lugansk, che né conta mezzo milione, per capirci. Infatti oltre due milioni di profughi sono fuggiti alcuni in Russia e alcuni nelle altre regioni di Ucraina dove molti hanno parenti.

L’aeroporto di Donetsk prima e dopo

L’aeroporto è chiuso ai passeggeri dal maggio scorso, ed era uno degli aeroporti più belli e moderni d’Europa, con un traffico di passeggeri elevatissimo. Oggi, invece, è ridotto ad un enorme cumulo di macerie, dove passeggiare tra bombe inesplose, armi abbandonate e rovine di ogni genere.


Donbass Arena, lo stadio dello Shakhtar Donetsk




Edifici abitati








Le vittime dei bombardamenti dell’esercito ucraino nel Donbass






Per sottolineare la colpa del governo Ucraino, riporto alcune delle espressioni del presidente Poroshenko davanti al popolo a Kiev sulla situazione in Donbass: 

“Noi avremo il lavoro, loro no. Noi avremo le pensioni, loro no. Noi avremo i programmi sociali di aiuto per bambini e pensionati, loro no. I nostri bambini andranno a scuola, i loro staranno nei seminterrati. E così, proprio in questo modo vinceremo questa guerra!” 

Vi sembra normale che un presidente dica cose del genere nei confronti di una parte del proprio popolo? Questo può essere chiamato solamente genocidio di una parte della popolazione per carattere territoriale. Perché i bambini sono costretti a rimanere nei seminterrati solamente a causa dei bombardamenti delle città da parte dell’esercito ucraino. 

Nel corso di questo martirio, le persone di questa regione hanno ricevuto più di 40 aiuti umanitari da parte della Russia che consistevano colonne di camion strapieni di alimentari e scatolame, grano, tè, sale, beni di prima necessità, materiale di costruzione, articoli di cancelleria, attrezzature antincendio e farmaci di uso comune, libri scolastici e universitari ecc. Questi aiuti sono stati donati da organizzazioni sociali e organizzazioni sindacali di diverse regioni della Federazione Russa. Dall'agosto dell'anno scorso le colonne del Ministero per le situazioni di emergenza hanno portato nel Donbass più di 49mila tonnellate di aiuti umanitari. In precedenza il responsabile dell'MChS (Ministero per le situazioni di emergenza) della Russia Vladimir Puchkov aveva informato che il dicastero proseguirà la fornitura di aiuti umanitari nell'Ucraina orientale: 

“Non abbiamo alcun problema nell'organizzare gli aiuti umanitari. Basta solo volerlo. E le autorità di Kiev devono prendere coscienza che la responsabilità per coloro che sono in difficoltà ricade su di loro”, ha sottolineato il capo del Ministero. 

Egli ha sottolineato come le autorità ucraine blocchino la possibilità di consegna di aiuti umanitari ai cittadini del loro paese, non ottemperando al punto degli accordi di Minsk. “A causa di ciò la popolazione del Donbass non riceve né la pensione, né i sussidi di legge”, ha aggiunto Puchkov. Arrivavano anche aiuti da parte dall’UE, da gruppi di persone che avevano compassione verso questi ribelli.











Le persone che non approvano il nuovo governo non mancano nel resto del paese, ma coloro che provano a esprimere un opinione contraria vengono subito repressi od eliminati. Tra le azioni “democratiche” del potere di Kiev contro i cittadini ucraini: illegale privazione della libertà, rapimento di persone, trattenimento in carcere senza processo e indagine, la non possibilità di chiedere un avvocato, privazione dei contatti e degli incontri coi famigliari, condizioni disumani della detenzione degli incarcerati, maltrattamenti dei prigionieri, torture ecc. 

Per fare un esempio dell’intolleranza del nuovo potere ucraino, vi sono stati i cosiddetti “martiri di Odessa”, una città meridionale dell’Ucraina: il 2 maggio 2014 un gruppo di manifestanti contro il Maidan vennero attaccati da altri gruppi di persone, in questo caso nazionalisti, che li costrinsero a ripararsi in un edificio e lo incendiarono; quando questi cercavano di uscire dalle finestre per la mancanza di ossigeno venivano sparati e quelli che riuscivano ad uscire venivano picchiati con le mazze. Il governo ucraino ha ufficialmente dichiarato che le vittime si sono dati fuoco da soli – no comment. Ufficialmente sono state uccise 48 persone; in realtà questo giorno sono stati dispersi e non trovati circa 200 persone. Comunque c’è stata una buona dimostrazione di compassione per quest’avvenimento tragico: il 2 maggio del 2015, a Ceriano Laghetto, provincia di Monza, è stato inaugurato un monumento in ricordo ai “Martiri di Odessa”- un gesto molto bello e voluto in quanto addirittura l’ambasciatore dell’Ucraina in Italia aveva chiesto ufficialmente alle autorità italiane di annullare la decisione del comune di Ceriano Laghetto. Ciò nonostante il sindaco Dante Cattaneo si è categoricamente rifiutato di rivedere la propria decisione: “Hanno cercato di fermarci con ogni mezzo, persino tramite l’ambasciata e la prefettura, ma invano. Non ci siamo arresi, perché siamo convinti che quando si fa del bene, non c’è nulla da aver paura. Vogliamo conservare la memoria degli orrori che sono avvenuti e purtroppo continuano a verificarsi oggi in Europa. Ecco perché oggi, 2 maggio, esattamente un anno dopo i tragici eventi di Odessa, inauguriamo questo monumento” ha affermato il sindaco di Ceriano Laghetto.

















Questo per far capire che “democrazia” e “tolleranza” è presente oggi sul territorio ucraino. Un’altra dimostrazione di “democrazia” dell’attuale governo ucraino sono le votazioni locali e regionali che si sono svolte il 25 ottobre 2015, durante le quali sono stati chiusi i seggi in intere città nelle quali la popolazione, secondo le statistiche, avrebbe votato contro il governo attuale - “Blocco di Poroshenko”. L’Ucraina sta rischiando di condividere il destino con altri paesi che si sono rovinati durante le rivoluzioni colorate e poi sono bruciati nelle guerre civili. Gli avvenimenti del Maidan hanno dato il colpo definitivo che ha portato l’Ucraina al declino economico.

Negli ultimi anni l’Europa stava instaurando un buono e continuo rapporto economico con i russi e di conseguenza con l’Asia. Ciò non giovava per niente agli USA. Dunque, gli USA fanno rompere i rapporti tra l’Ucraina e la Russia e, grazie alla situazione instabile nel Donbass che viene insinuata come colpa della Russia; a causa di questa situazione l’Europa è indotta ad imporre le famose sanzioni contro l’FR. Tuttavia queste sanzioni vengono imposte senza presentare alcuna prova che l’instabilità nel Donbass sia responsabilità della Russia. E tuttora, sebbene le forze militari europee (NATO) e russe siano unite nella lotta contro la minaccia terroristica dell’ISIS, l’Unione Europea e gli USA hanno la decisa intenzione di prolungare, e, probabilmente, allargare le sanzioni, sebbene quest’ultime colpiscono alla base anche l’economia europea oltre che quella russa: per fare un esempio, a causa dell’ovvia risposta della Russia che consiste nell’embargo di diversi prodotti provenienti dall’UE, l’economia dell’Italia nel giro di un anno ha perso centinaia di milioni di euro.

Gli Stati Uniti cercano di destabilizzare i paesi che circondano l’FR e che avevano buoni rapporti con essa e quindi farle perdere i partner economici e politici, perché vedono nell’FR un serio rivale politico. 

Tornando alla situazione in Ucraina, il popolo della quale è stato vivamente sostenuto dall’occidente nelle manifestazioni definite democratiche, ora vi è una mentalità nazionalista radicale alla base del pensiero popolare che è comparsa durante la Seconda Guerra Mondiale: quando i tedeschi arrivarono in Ucraina vi trovarono diversi movimenti nazionalisti radicali come quello guidato da Stepan Bandera, chiamato OUN-B. Bandera si era arreso e unito all’esercito tedesco, inizialmente per dare all’Ucraina occidentale l’indipendenza da Mosca come stato, ma agì da traditore commettendo le azioni di sterminio degli ebrei e di coloro che non si volevano arrendere, inclusi i polacchi e i russi. Erano i cosiddetti gruppi mobili che consistevano in gruppi di 15-20 persone che avevano il compito di seguire l’avanzata tedesca verso l’Ucraina orientale in cerca di supporto per le attività dell’OUN-B e per fare in modo che le nuove autorità locali fossero composte da loro attivisti. Questi traditori commisero azioni così brutali e crudeli sui propri fratelli che gli stessi tedeschi credevano che esagerassero. Nel corso di 10 anni dopo la liberazione dai nazisti alla fine della guerra, Bandera e i cosiddetti banderivtsi vennero combattuti, eliminati, cacciati e condannati alla damnatio memoriae per così dire. Ora sta succedendo una cosa scandalosa: a scuola, nei libri di storia, Bandera è definito eroe della patria! Le persone vanno in piazza ad urlare: “Gloria a Bandera, gloria agli eroi!”. Questo spirito nasce dal fatto che Bandera è stato uno dei primi che hanno cercato di dare l’idea dell’Ucraina come stato indipendente, ma vengono trascurate le sue azioni crudeli e vergognose.







Questo segno, chiamato “il gancio di lupo”, era il simbolo delle truppe naziste durante la Seconda Guerra Mondiale. Ora è il simbolo dell’esercito ucraino “Azov”.






Una situazione surreale, insomma, che qui, tuttavia, non viene raccontata perché figuriamoci, fino ad ora il popolo ucraino veniva definito democratico e veniva sostenuto dall’occidente, e ora dovrebbero dire che quel popolo democratico ha uno spirito neonazista? Non conviene fare una brutta figura del genere. Questo viene chiamato “disinformazione” che, essendo molto efficace sull’opinione pubblica, viene usata continuamente per convincere le persone di ciò in cosa conviene che la gente creda. 



Dunque, interessiamoci, cerchiamo di capire l’andamento degli avvenimenti, non solo di quello che succede vicino a noi, ma anche quello che non ci tocca direttamente, perché un giorno può succedere la stessa cosa a noi e ci trova impreparati. Per evitare questo filtriamo le informazioni che ci pervengono e riflettiamo con la propria testa sulle cose che succedono, che non sono mai senza un motivo logico, il quale si può sempre trovare, non guardando semplicemente le notizie che ci vengono date dai media, ma attraverso un proprio ragionamento che ci porta a deduzioni personali. “Chi non conosce la storia, è condannato a ripeterla, e dunque a commettere tutti i suoi errori”.

                                                                                                                                                            Un giovane ucraino









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