“IL SEGUENTE ARTICOLO MI È STATO INVIATO DA UN GIOVANE UCRAINO CHE
VUOLE RIMANERE NELL'ANONIMATO PER VARI MOTIVI”
Vorrei trattare un tema di attualità
che fin qui non è stato argomentato sufficientemente e raccontato in maniera
non corretta dai media occidentali, e cioè – il colpo di stato in Ucraina del
2014. Cosa dicevano i media per quanto riguarda i conflitti in Ucraina? – “La
Russia attacca l’Ucraina”, “Militari russi invadono il territorio ucraino”,
“Ribelli filorussi – terroristi”. Ma partiamo dalla base del motivo per cui si
è arrivati alla situazione di questo paese in questo momento. Vediamo quali
sono stati i problemi alla base dell’organizzazione sociale e politica del
paese a partire dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
A partire dal 1992, la disgregazione dell’Unione Sovietica, coloro che stavano al potere hanno approfittato del momento instabile per impossessarsi illegalmente delle imprese delle repubbliche uscenti dall’URSS guadagnando soldi senza preoccuparsi dei problemi del paese. Per quanto riguarda l’Ucraina, era la repubblica più sviluppata in ambito industriale con centinaia di fabbriche di tutti i generi, produzione di carbone ed acciaio in quantità di export elevatissime, rete ferroviaria e autostradale molto sviluppata, porti moderni che davano l’apertura al mercato globale. Tutte queste ricchezze rimasero nelle mani di un piccolo gruppo di oligarchici che, nel corso dei successivi vent’anni, si sono preoccupati esclusivamente del proprio arricchimento e non della crescita del paese. La popolazione diventava sempre più povera e oggi le vite di tutti gli ucraini sono nelle mani di questi pochi ricchi che non si preoccupano per niente del popolo e anzi preferirebbero che la popolazione diminuisca per pagare meno stipendi, pensioni e investire meno nei programmi sociali. In che mani sta il paese oggi! L’élite ucraina vende e manda sempre più in rovina il paese.
Ovviamente il popolo si è stancato di questo governo menefreghista. Nel frattempo un gruppo di oligarchici usarono la situazione di insoddisfazione e rabbia del popolo per togliere il governo che c’era in quel momento e per prendere il loro posto. Dunque è nato il “Maidan”, manifestazioni del popolo contro il governo organizzati dai suddetti. Durante il Maidan, nella capitale, a Kiev, i manifestanti vennero sparati da dei cecchini posizionati sui tetti degli edifici: è da sottolineare il fatto che questi cecchini sparavano sia ai civili, sia ai poliziotti che cercavano di mantenere l’ordine. Questo è servito a provocare il caos e lo scontro tra i manifestanti e le forze della polizia, che d'altronde erano armati solamente con degli scudi e dei manganelli con i quali non si potevano difendere efficacemente dai molotov lanciati dai manifestanti. Infatti durante questi scontri sono morti più di 10 poliziotti e ci furono oltre 30 vittime tra i civili a causa degli spari dei cecchini.
Negli ultimi anni la qualità di vita in Ucraina è peggiorata drasticamente; ovviamente le persone desideravano una qualità di vita pari a quella europea e ciò veniva continuamente proposto da altri politici che promettevano al popolo di cambiare il potere in uno che si rivolgesse all'UE, convincendo le persone che la vita sarebbe migliorata immediatamente. Ma la propaganda della “bella vita”, che da fuori sembra esserci nell’Unione Europea, ha convinto le persone di un utopia facendole diventare cieche. Intanto l’Europa dava degli input all’Ucraina ma solamente perché aveva bisogno di allargamento di rapporti economici e quindi voleva aprire solamente il mercato coll'Ucraina. Il popolo ucraino invece credeva che l’Europa avrebbe aperto i confini e avrebbe fatto entrare l’Ucraina nell’UE; cosa che l’Europa non ha alcuna intenzione di fare perché, dovendo già risolvere i propri problemi, non ha bisogno di altri 40 milioni di persone in cerca di lavoro e sussistenza. In tal modo il popolo è stato prima illuso da quei oligarchici e poi, quando li ha aiutato a togliere un potere che era rivolto alla Russia, è stato abbandonato ad un potere instabile e strafottente della popolazione. Un potere che ha rotto i rapporti con la Russia e sta portando l’economia del paese alla rovina, essendo stati i mercati della Russia e dell’Ucraina storicamente legati ed essendo il loro rapporto parte fondamentale dell’economia ucraina, insostituibile con l’economia europea perché la qualità dei prodotti ucraini non è compatibile con quella richiesta dall’UE. Inoltre il potere attuale è costretto a trovare appoggio politico e finanziario negli USA e alcuni paesi dell’UE, in quanto quest’ultimi li sostenevano e finanziavano continuamente nell’organizzazione della rivoluzione (USA hanno ufficializzato la cifra di 5 miliardi di dollari che hanno investito per “portare la democrazia in Ucraina”), ma che non possono risolvere i loro problemi, dovendo già risolvere i propri. Che gli USA e altri paesi abbiano sostenuto il potere attuale ucraino si può ben osservare nel fatto che ora ai vertici del governo ucraino ci sono diversi ministri e consiglieri stranieri: inglesi, statunitensi e di altre nazionalità europee. Gli esempi più importanti sono: il ministro delle Finanze – la statunitense Natalie Jaresko che prima ricopriva diversi incarichi economico – correlati presso il Dipartimento di Stato a Washington; il portafoglio all’Economia è del banchiere lituano Aivaras Abromavicius, ed anch’egli ha ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano; il ministro di Sanità è l’ex ministro georgiano, Alexander Kvitashvili, che è stato ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi ed è stato cacciato insieme al presidente georgiano, Mikheil Saak’shvili, che, guarda caso, è il nuovo sindaco di Odessa, una delle città più importanti di Ucraina, a cui poi ritorneremo.
Dalla scelta dei candidati per l’esecutivo ucraino sono stati trovati 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’estero: Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Come vedete Ucraina è completamente nelle mani dei stranieri. Il presidente russo Vladimir Putin, durante la sua visita in Crimea, ha sottolineato:
“Russi e ucraini sono lo stesso popolo. Sono sicuro che, nonostante tutte le difficoltà del momento attuale, la situazione in Ucraina si raddrizzerà e che il paese si affrancherà dalla vergognosa prassi di sottoporre un enorme stato europeo al controllo esterno, con posti chiave al governo e nelle regioni in mano a cittadini stranieri. Inoltre la Russia è pronta a costruire il proprio futuro insieme ai cittadini ucraini”.
Giustamente le popolazioni delle regioni come la Crimea e il Donbass, unione delle regioni di Lugansk e Donetsk, che sono russofone e storicamente filorusse, e che hanno buonsenso, non volevano vivere in un paese governato da persone che sono saliti al potere illegalmente, e per questo motivo sono state giudicate dal governo ucraino separatiste e perfino terroriste. La Crimea è stata per oltre 300 anni parte dell’Impero Russo, fino a quando, nel 1954, il primo ministro dell’URSS, Nikita Chruščёv, decise che la Crimea dovesse territorialmente far parte dell’Ucraina. Tuttavia in Crimea non cambiò niente e le persone continuarono a vivere come se vivessero ancora in Russia. Ma dopo la dissoluzione dell’URSS, la Crimea si è trovata a far parte dell’Ucraina, sebbene nel 1995 fu creata la RAC (Repubblica Autonoma di Crimea), come parte dell’Ucraina, che permise sostanzialmente alla Crimea di rimanere russofona e russofila limitando i segni del cambiamento alla sostituzione delle insegne nelle strade.
In conseguenza alla crisi ucraina, il 6 marzo 2014 il Consiglio supremo della RAC, non riconoscendo la legittimità del nuovo governo ucraino, ha votato all'unanimità la dichiarazione di indipendenza dall’Ucraina, a cui ha fatto seguito il giorno dopo un atto analogo da parte del Consiglio municipale di Sebastopoli, e l’11 marzo entrambi gli enti rappresentativi hanno approvato una mozione con cui hanno chiesto l’adesione alla Federazione Russa. Il referendum del 16 marzo 2014 ha confermato la volontà della popolazione della Crimea di lasciare l’Ucraina e chiedere l’annessione alla Russia con il 96,7% di voti favorevoli e con una partecipazione dell’85,3% degli aventi diritto al voto. Anche il Donbass, nel marzo del 2014, in seguito al referendum sull’autonomia, durante il quale circa l’80% degli aventi diritto al voto si recò alle urne e il 92% si espresse per l’indipendenza, si è staccata dall’Ucraina, autodichiarandosi una repubblica indipendente, chiamata Novorossia. Ma la regione di Donbass era stata fondamentale per l’economia ucraina da quando è stata fondata l’URSS: qui c’è la maggior parte dei giacimenti di carbone e molte delle fabbriche più importanti presenti sul territorio ucraino. Ovviamente il governo non approvò quest’autodichiarazione di indipendenza. Così cominciò il conflitto tra le Forze Militari Ucraine, guidate dal presidente Poroshenko, affiancati da gruppi mercenari da tutto il mondo, contro l’esercito formato da civili del Donbass e volontari arrivati da ex repubbliche sovietiche, ma anche da altri paesi inclusa l’Italia. Tuttavia non vi è nessuna prova della presenza dell’esercito regolare russo nel Donbass – cosa che è stata continuamente sollecitata dai media occidentali. Il presidente ucraino dichiarò la mobilizzazione del paese: richiamò tutti i giovani convincendoli di combattere per difendere la propria patria nel nome della cosiddetta “Guerra Antiterroristica”, e nello stesso tempo li mandò a uccidere altri civili ucraini; infatti i militari ucraini si sono spesso arresi e si sono lasciati prendere come ostaggi perché si rifiutavano di uccidere i propri connazionali, d’altronde i militari del Donbass li accudivano e li rimandavano a casa, dalle proprie famiglie, soprattutto i giovani.
Ci sono stati diversi accordi di pace, come l’Accordo di Minsk 1 e 2, che sono stati continuamente violati dall’esercito ucraino. Fino al 1 settembre, da quando sono stati momentaneamente interrotti i combattimenti rispettando finalmente l’Accordo di Minsk 2, la guerra consisteva in bombardamenti delle città del Donbass da parte dei militari ucraini che sono situati sul confine tra l’Ucraina e il Donbass. I bombardamenti alla cieca, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, hanno distrutto molte scuole, asili, più di sessanta chiese, piazze e edifici abitati di diverse città inclusi Donetsk, che ha oltre un milione di abitanti, e Lugansk, che né conta mezzo milione, per capirci. Infatti oltre due milioni di profughi sono fuggiti alcuni in Russia e alcuni nelle altre regioni di Ucraina dove molti hanno parenti.
L’aeroporto di Donetsk
prima e dopo
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